martedì 26 aprile 2016

Il Piccolo Regno

E’ un romanzo breve, o un racconto lungo – a seconda dei punti di vista -, per ragazzi dai 10 ai 100 anni. Si potrebbe definire un racconto gotico-rurale, ambientato durante una lunga estate, in un’epoca pre-digitale. C’è la campagna inglese, una banda di ragazzini, un antico tesoro, un fantasma che sconvolge le notti del protagonista e un segreto da scoprire. 

Un piccolo grande libro che mi ha fatto riassaporare la purezza dell'infanzia, l'amore per l'avventura e per le sfide quando, liberi di scorrazzare, esploravamo il territorio allontanandoci sempre di più. E' stata una fortuna da piccoli aver avuto un piccolo regno (affine a quello qui narrato) fatto di case abbandonate e palazzi in costruzione, campagne da perlustrare, bagni proibiti nel fiume, pomeriggi trascorsi sugli alberi armati di fionde e cerbottane.
La banda dei quattro protagonisti formata da Merlo, Lepre, Tasso e Ranocchio ci fa rivivere questa libertà attraverso la magia della letteratura sullo sfondo della campagna inglese degli anni trenta, in quel periodo della vita irripetibile e a volte traumatico, rappresentato dal passaggio dall'inconsapevolezza primitiva dell'infanzia all'impatto con il mondo dei grandi.
Un po' di commozione sul finale mi ha colto dolcemente di sorpresa.

venerdì 22 aprile 2016

Digital divide

Anche se negli ultimi anni la situazione è leggermente migliorata, purtroppo il livello medio di competenza digitale degli italiani si limita alla scrittura di qualche stronzata su facebook e a ditate varie su tablet e smartphone. Non è un caso che il nostro Paese sia uno dei peggiori in Europa in quanto a digital divide.
Le immagini qui sotto dicono tutto.
























sabato 16 aprile 2016

GNU CHE? Punk e new wave a Fusignano e dintorni











































Tra la fine degli anni settanta e la prima metà degli anni ottanta del secolo scorso, la cittadina romagnola di Fusignano fu teatro di una vera e propria "scena" musicale, particolarmente attiva e ricca di protagonisti che generò una serie di gruppi che traevano ispirazione dai coevi movimenti punk (o meglio, new wave) ma che si esprimevano tuttavia in modo autentico e personale.
In questi moderni tempi di "retromania", in cui le band musicali volgono lo sguardo ai modelli del passato riproponendoli in modo tecnicamente ineccepibile ma spesso manieristico, può risultare utile raccontare le storie di quei tempi, quando l'originalità non era un capriccio bensì un valore: una vera e propria scelta di vita.

Sabato 16 Aprile 2016
Ore 18.00
Inaugurazione mostra Com a sìt amanê? (me a n'a' so)
Memorabilia delle band new wave fusignanesi
con la partecipazione di
Giordano Sangiorgi - Organizzatore M.E.I.
Paolo Trioschi - Primo cantante REVƎRSE
Centro Culturale "Il Granaio"
Piazza Corelli 16

Ore 19.30
SEI POP, SEI PUNK, SEI REGGAE, SEI DARK
La new wave spiegata alle masse
con la partecipazione di
JEAN FABRY - REVƎRSE - THE WHITE FLY
Djset Alessandro Piatto (N.O.I.A.)
Circolo Brainstorm
Piazza Corelli 14
Ingresso + Aperitivo 5 Euro

REVƎRSE
Storica formazione post-punk nata nel 1981: nelle loro varie incarnazioni hanno a più riprese calcato i palchi della provincia e non solo, partecipando anche alla compilation "Cover".



THE WHITE FLY
Gruppo formato da componenti di Spots Magazines, Model Worker, Ex Cathedra, Scream Out Love, Fiori Di Fuoco e Diabula Rasa: propongono un repertorio di classici della new wave (Simple Minds, Cure, Devo, Killing Joke, Echo & Bunnymen).

JEAN FABRY
Tre non-musicisti che suonano "punk mentale": un ibrido di di pop, folk ed elettronica povera con testi in italiano e romagnolo. Hanno pubblicato il mini-cd "Rotoballe".

giovedì 14 aprile 2016

Brutti, sporchi e cattivi del calcio

Nostalgici del calcio di un tempo, quando potevano vincere un titolo anche il Verona di Bagnoli e la Samp di Boskov? Non resta che aggrapparsi all'Atletico Madrid e al Leicester di Ranieri.
Ieri sera, che gusto vedere i brutti e cattivi dell'Atletico far fuori i marziani milionari del Barça. Nella squadra del cholo Simeone non ce n'è uno che non sembri un pregiudicato, tutti alle dipendenze di un geniale stratega che li fa correre e randellare come invasati. Il tiki taka fighetto di Messi e compagni demolito da una squadra tutto cuore, corsa e organizzazione. La sintesi perfetta nell'immagine sotto.
Per i romantici del calcio è bello ogni tanto ricordarsi che trattasi di uno sport di squadra dove non bastano solo i miliardi.




giovedì 7 aprile 2016

Il 7 aprile 1976 usciva Ho visto anche degli zingari felici

Avevo già parlato di questo disco in uno dei primissimi post della teiera. Lo riprendo in parte perché proprio oggi compie 40 anni ed è ancora bellissimo.
Questo album lo amo per diversi motivi: primo perché l'ho sentito suonare dal vivo: è stato il mio  primo concerto a 16 anni (Lolli ne ha dieci in più di me) ed è anche il primo LP acquistato insieme al giradischi. Mi entusiasmava il fatto che tutti i brani fossero concatenati, senza stacchi, in un'unica suite. Lolli fu il primo dei cosiddetti cantautori a introdurre elementi musicali nuovi che non fossero la solita chitarra acustica o il piano.

Lunga vita agli zingari felici quando nella piazza, la sera si giocava a frisby".






lunedì 4 aprile 2016

Anni '80: c'era una volta una band nella bassa romagna

I  REVƎRSE

Nell'autunno del 1981, dopo pochi mesi passati insulsamente nel servizio di leva, riesco ad ottenere la convalescenza e quando torno a casa scopro che alcuni amici hanno appena dato vita ai Reverse. Serve un bassista ed io, pur avendo sempre suonato solo la chitarra, mi unisco con entusiasmo.

In quel periodo ero letteralmente impazzito per Remain LightMy Life in the Bush of Ghost e Sandinista. Oltre ai Talking Heads a manetta, ascoltavo altre band della scena post-punk che iniziavano a contaminarsi con le sonorità black e con l’elettronica. Alla fine del 1979 per un paio di mesi avevo viaggiato e soggiornato in tre capitali europee (Bruxelles, Amsterdam, Londra) assorbendo le sonorità e le tendenze che stavano avanzando: soprattutto new wave in tutte le sue sfaccettature. Tornai con un borsone di dischi: lì c'erano le coordinate su cui costruire qualcosa di originale! A differenza del bolognese (basti ricordare i Gaznevada) la situazione nella bassa romagna era piuttosto deprimente: le solite cover band e poco altro. 
All’interno del gruppo, anche con l’arrivo di Susy (voce e sax) confluirono progressivamente diverse anime musicali: c’era il dark inglese con l’influenza innegabile di gruppi come Cure, Bauhaus e Siouxsie. C’era la sensibilità decadente di band come i Japan di David Sylvian portata da Paolo, il nostro front man nonché autore dei testi e procacciatore di concerti. C’era poi Francesco (Fina), categoria musicale a parte. Un imprinting da rock classico con l’assolo facile che all’apparenza c’entrava poco con la new wave; tuttavia in mezzo a tanti cani sciolti con idee innovative ma poco mestiere, era il più navigato dal punto di vista tecnico e spesso la sua chitarra reggeva la baracca. C’era anche Toz, performer agitatore sullo stile de l’artista del popolo dei CCCP con anni d’anticipo. Tubi (Enrico) il batterista, lo scippammo ad un'altra band della zona. Edo, che stava imparando a suonare il sax, partecipava con una certa discontinuità. Dopo un periodo come mixerista subentrò anche Hans, prima alla tastiera e poi nella seconda fase come bassista al mio posto, quando mollai. Da lì il livello tecnico migliorò decisamente grazie al suo slap inconfondibile alla A Certain Ratio
Ricordo che un inverno ci ritrovavamo a provare in uno stanzino nel retrobottega di un vecchio barbiere in centro. Riuscimmo anche ad allestire una sala prove decente in una casa di campagna. Avevamo composto una decina di brani e grazie alle capacità diplomatiche di Paolo, ottenemmo il primo vero ingaggio alla discoteca Tino di Massa Lombarda. Malgrado alcuni limiti tecnici non andò male e cominciammo a prenderci gusto supportati dall'entusiasmo di amici e conoscenti. Le date cominciarono a susseguirsi e la gente, con il passa parola, aumentava: feste dell'unità (fra cui Bologna) ma anche locali alternativi molto in voga come lo Slego di Rimini e rassegne musicali. A Ravenna suonammo con gli allora sconosciuti Litfiba. Cominciarono ad entrare nelle casse anche discreti compensi con i quali acquistammo i primi strumenti elettronici come il bass line della Roland e la batteria elettronica dr-55 della Boss; si cominciò anche a parlare di sala d'incisione. Una sera come tante andammo alla sala prove e trovammo la porta sfondata: ci avevano rubato tutto. Più di un milione di lire di strumentazione, fra cui anche un quattro piste avuto in prestito. Da qui inizia la seconda fase dei Reverse.
Che ci sia in vista una reunion?