lunedì 23 marzo 2015

Fino a qui tutto bene (o quasi)

Dopo avere ascoltato l'intervista radiofonica di Roan Johnson, che raccontava l'iter produttivo del suo secondo lungometraggio, Fino a qui tutto bene, avevo qualche aspettativa per questa commedia; soprattutto la speranza di ritrovare la freschezza e il divertimento di Smetto quando voglio ed evitare la pesantezza pseudo-intellettuale di Castellitto e consorte, ormai puntuali come le tasse.
Non avendo una vera produzione, il film è stato girato in quattro settimane con 250.000 euro di budget ed è nato come Co-Producers, il meccanismo organizzativo per cui il cast e la troupe si autofinanziano per poi dividersi in percentuale le eventuali entrate.
Il regista anglo-pisano (fino a qualche anno fa solo sceneggiatore) è stato spinto e sponsorizzato da Virzì, entusiasta dopo la lettura della sceneggiatura. La trama è molto semplice e racconta gli ultimi giorni insieme di cinque ragazzi laureati nell'appartamento a Pisa dove hanno studiato e convissuto per anni. E' giunto il momento delle scelte riguardanti il loro futuro: chi tornerà in famiglia, chi andrà all'estero e chi ancora non sa cosa farà...
Tonalità agro-dolci per una commedia molto sentita che è anche un addio alla giovinezza (ormai protratta ad oltranza) di una generazione cresciuta nel ventennio berlusconiano e ora alle prese con la crisi e la disoccupazione. L'umorismo e le situazioni grottesche non mancano, ma il sottotesto è amaro, come l'ombra dell'amico che se n'è andato in maniera tragica. 
Fin qui tutto bene, anche se alcune cose non mi hanno del tutto convinto: certi dialoghi a volte forzati (Tu ci andresti mai con una fascista?) situazioni sul filo del patetico (i ragazzi in auto che cantano in coro Morirò d'incidente stradale) o poco convincenti, come la scalcagnata compagnia di teatro alternativo stile anni '70. Di ragazzi ne conosco parecchi e credo di poter dire che alcuni passaggi li ho trovati non del tutto credibili. Nel complesso comunque una commedia positiva e sufficientemente gradevole, dove emerge su tutti la simpatia di Paolo Cioni, ventinovenne pisano doc. Anche se non segnerà la stagione, una ventata d'aria fresca che lascia sperare in una via alternativa ai cliché ammuffiti in cui sta stagnando da troppi anni questo genere in Italia.


8 commenti:

  1. Purtroppo nei miei cinema nelle ultime due settimane non fanno nulla di decente (meglio, così mi leggo alcuni libri in uscita, oltre allo Zione, il nuovo libro con l'Alligatore di papà Carlotto), ma questa commedia spero esca anche da me, nonostante le tue perplessità (negli ultimi anni, però, alcuni teatri sono stati occupati, qualcosa di simile ai '70 sta succedendo ...).

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    1. Mi era piaciuto di più "I primi della lista", comunque le perplessità sono pari alle lodi.

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  2. Non mi ispira particolarmente... Credo a causa della mia "lontananza anagrafica"... ;)

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    1. Vedi, Invece ne sono stato attratto proprio per lo stesso motivo, come per "lontananza anagrafica" ho invece evitato "Amour"... ;)

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  3. Ci sono altre uscite che andrò più volentieri a vedere...
    Però la penso esattamente come te, riguardo a Castellitto e mogliera!

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    1. Insopportabilmente presuntuosi (lui soprattutto).

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  4. a me non è dispiaciuto, mi è sembrato un film sincero, non è perfetto, ma va bene lo stesso :)

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    1. Infatti va bene, molto meglio di tante commediole nostrane che non dicono niente e non sanno più raccontare.

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