lunedì 27 maggio 2013

Liste e cambiamenti

Una nuova teiera volante (la vedete qui a destra) che preannuncia un cambiamento ben più reale che coinvolgerà i piloti nei prossimi mesi. Il blog, ormai al traguardo del quinto anno, continua; non so quanto spesso sarà aggiornato fra ristrutturazioni, traslochi, un viaggio e tanti cambiamenti voluti e non. Chissà dove riuscirà a collocarsi nella nuova lista delle priorità.
A volte viene il momento in cui bisogna avere il coraggio di girare la leva verso l'alto e cambiare l'ordine delle cose. 

A proposito di svolte, proprio questa mattina mentre tornavo casa in bici per uno degli impegni di cui sopra, ascoltavo a tutto volume una delle canzoni preferite degli Arcade Fire e pensavo a quanti nuovi gruppi sono entrati a far parte della mia vita musicale dal nuovo millennio in poi: forse di più rispetto a tutto il resto della mia esistenza; sostanzialmente grazie alla rete. E siccome questo blog da qualche tempo è orfano di liste, ho stilato quella dei dieci gruppi più amati nati dal 2000 (circa) senza ovviamente abbandonare i numi tutelari che i frequentatori più assidui della teiera ben conoscono.
Fra parentesi l'album preferito:
  • The National - Formati in Ohio nel 1999 (Sad Songs For Dirty Lovers)
  • Arcade Fire - Montreal, Canada 2001 (The Suburbs)
  • The Decemberists - Portland, Oregon 2000 (The Hazards of Love)
  • Califone - Chicago 1998 (All my friends are funeral singers)
  • Silversun Pickups - Los Angeles 2002 (Carnavas)
  • Black Keys - Akron, Ohio 2001 (Brothers)
  • Beirut - Santa Fe, New Mexico 2006 (The Rip Tide)
  • Feist - Canada 1999 (Metals)
  • Other Lives - Stillwater, Oklahoma 2004 (Tamer Animals)
  • A Toys Orchestra - Agropoli, Campania 2000 (Midnight Talks)

mercoledì 22 maggio 2013

Dark Dark Dark: live Hana-Bi

Bel concerto ieri sera all'Hana-Bi di Marina di Ravenna. Hanno inaugurato la stagione live in spiaggia i Dark Dark Dark: gruppo di Minneapolis guidato dalla bionda e carismatica Nona Marie Invie (guest vocal nell'ultimo disco dei National). In scaletta quasi tutti i brani dall'album Who needs who, uno dei migliori lavori usciti nel 2012. Per chi non lo conosce, da recuperare
Il bis finale con la cover di Running up that hill di Kate Bush.

lunedì 20 maggio 2013

Miele (Please, Please, Please, Let Me Get What I Want)















Miele è una giovane donna che viaggia per la penisola aiutando i malati terminali ad andarsene dolcemente per mezzo di un barbiturico ad uso veterinario (illegale in Italia) che si procura in Messico. Questo suo lavoro, molto ben remunerato e svolto con estrema convinzione, è anche il grande segreto che non condivide con nessuno. L'incontro/scontro con un anziano e cinico ingegnere, nuovo potenziale "cliente", sconvolgerà i suoi schemi e le sue certezze.
Per l'esordio al lungometraggio Valeria Golino non poteva scegliere un tema più delicato e destabilizzante come quello della morte declinata nella forma del suicidio assistito. Missione compiuta grazie ad un racconto svolto soprattutto per immagini, senza tante sovrastrutture, proclami o scorciatoie ideologiche, sorretto dalla prova maiuscola dei due protagonisti: Jasmine Trinca e Carlo Cecchi. Un film che si collega degnamente ad un filone (Le invasioni barbariche, Mare dentro) che scuote le certezze squarciando il velo dell'ipocrisia su un tema etico di fondamentale importanza che riguarda tutti noi e che troppo spesso fingiamo di ignorare. Apprezzato ed applaudito a Cannes. Per me uno dei migliori film italiani usciti quest'anno.

Molto bella la colonna sonora (autentico rifugio di Miele/Irene nei tanti momenti di solitudine) con Thom Yorke, The Shins, Caribou (Found out), Shearwater (Rooks) e Talking Heads (Nothing but flowers, concessa da D. Byrne ad una cifra simbolica).
A proposito di musica, negli ultimi minuti in attesa del trapasso, le persone scelgono un brano d'addio: a me viene in mente Please, Please, Please, Let Me Get What I Want degli Smiths (canzone dolcissima dal titolo simbolico), ma ne avrei tante altre, troppe.
Forse basterebbero il silenzio o il rumore del mare e del vento.

giovedì 16 maggio 2013

Supergiovani: vino e cipollotti

Avrò avuto 14-15 anni, l'età in cui si cercano goffamente le prime trasgressioni. Quel sabato pomeriggio, dopo la scuola, il man si presentò puntuale con la roba: un sacchetto di cipollotti da pinzimonio (purot in dialetto romagnolo). Malgrado un certo scetticismo, io avevo pensato a procurare il bottiglione di vino dalla cantina di mio nonno e così, con i nostri due prodotti, ci avviammo a piedi verso una casa in costruzione in periferia. Entrammo nel capanno degli attrezzi dei muratori e lontano da occhi indiscreti, consumammo (non senza soffrire) le due sostanze che dovevano avere effetti stupefacenti: così almeno aveva sentito raccontare mio cugino da un suo professore alternativo dell'istituto d'arte che frequentava. A suo dire non esisteva in natura un'accoppiata in grado di procurare uno sballo più sano e divertente.
Alla fine di stupefacente c'era solo il nostro fiato, di una potenza tale da stendere un toro a dieci metri di distanza. Fu così che terminata l'assunzione e non sapendo cosa fare, ci presentammo a casa dell'altro cugino di un paio d'anni più grande, un po' brilli e molto puzzolenti. Quando gli illustrammo la nostra esperienza psichedelica, prima iniziò a ghignare e poi a ridere fino alle lacrime, dandoci giustamente dei coglioni. Fra le tante leggende metropolitane sugli sballi a basso costo (tipo la buccia di banana essiccata) nella vostra carriera di supegiovani scommetto che questa non l'avevate mai sentita.

lunedì 13 maggio 2013

Spring breakers - Una vacanza di noia

Non accenno alla trama perché se n'è già parlato molto dopo la presentazione a Venezia e in occasione dell'uscita del film a marzo. Per quanto riguarda i giudizi, si va dalla cagata pazzesca di fantozziana memoria a chi invece ha intravisto una sorta di capolavoro ultrapop. 
Nell'ambito della nostra rassegna locale "cattivi maestri" ho avuto modo di vedere Spring Breakers di Harmony Corine e devo dire che mi aspettavo qualcosa di più. Uscito dalla sala, mi sono quasi dovuto sforzare per riprendere il filo del ragionamento dopo il bombardamento audio-video per capire se e quanto mi fosse piaciuto. E questo non è quasi mai un bel segno.
Per fare un film ovviamente non basta prendere quattro ninfette ex-disney e trasformarle in riot girls sboccate e violente da sogno americano malato. Qui c'è anche qualcosa di diverso e l'idea di partenza è molto interessante, ma dopo il primo tempo, durante il quale si è sottoposti alla reiterazione esasperata e stordente dell'iconografia stile MTV USA con tutto l'armamentario di party sfrenati in spiaggia, bikini, alcol e ammiccamenti assortiti con la fellatio che la fa da padrona, ci si comincia ad annoiare specie quando la storia deraglia in una versione a ruoli ribaltati di pupe e gangsters, anche per la totale sciattezza dei dialoghi [1]. Pure questa voluta e funzionale come le scene di cui sopra? E va beh, che palle però! Non è proprio una stroncatura, né intendo banalizzare un'opera evidentemente provocatoria e fuori da ogni schema. I momenti originali ed esilaranti non mancano (notevoli la sequenza della rapina al fast food e le scene violente sulle note caramellose di Britney Spears) grazie soprattutto ad un eccellente montaggio che frantuma la cronologia, tra ellissi continue, fermo-immagini, dialoghi banalizzati in loop che riaffiorano periodicamente fuori campo. Mi chiedo però che cosa ne avrebbe cavato, giusto per fare un nome, un regista come Tarantino: uno che di bad girls se ne intende parecchio. Chi poi viene a parlare di provocatoria estremizzazione del lato oscuro giovanile contemporaneo, forse è meglio che ripassi un po' di cinematografia recente a partire da Elephant o E ora parliamo di Kevin.
Per restare sul versante femminile segnalo invece God Bless America (2011) con Tara Lynne Barr adolescente nichilista in coppia con Joel Murray: due marce in più rispetto alle quattro festaiole in gita in Florida.

[1] A quanto pare la sceneggiatura è stata scritta in dieci giorni e si vede.

voto 6 - mtv degenerato

venerdì 10 maggio 2013

Disco del weekend: The National - Trouble will find me

Ritorna uno dei miei gruppi preferiti dell'ultimo decennio. Tra dieci giorni esce il loro sesto album intitolato Trouble will find me. Ovviamente in rete si trova già, ma un disco dei National si compra sempre a scatola chiusa perché sono una garanzia: prova ne è stato il favoloso live di due anni fa a Ferrara in coppia con i Beirut. Collaborazioni nel nuovo lavoro con: Sufjan Stevens (drum machine e synths), Annie Clark (St. Vincent), Sharon Van Etten (guest vocalists), Reed Parry (Arcade Fire), Doveman e Nona Marie Invie (Dark Dark Dark). Sotto la scaletta, la copertina e il primo video, intitolato Sea of love, che vede Berninger e compagni suonare in uno spazio angusto ripresi da una telecamera fissa. Recensione




lunedì 6 maggio 2013

Momenti felici into the wild

Aaron sorrideva, ascoltava i Sigur Ros e ci guidava con passione nei luoghi più nascosti di una terra primordiale e incontaminata.
Dopo una breve escursione lungo il corso di un torrente ci si era svelato un angolo di paradiso: una cascata d'acqua calda, nota solo agli islandesi, era apparsa d'incanto come un miraggio. Dopo la doccia-massaggio ritemprante, mi ero steso supino e un po' isolato a guardare il cielo e respirare.
E' stato quello il momento: lo scorrere del torrente, lo scroscio della cascata, il mare verde appena attraversato e soprattutto la sensazione di benessere che partendo dai piedi arrivava come un'onda di brividi e calore fino alla testa. Penso di non essere mai stato così appagato e in sintonia con la natura come in quel pomeriggio di luglio di quattro anni fa.




















venerdì 3 maggio 2013

Duecento album fondamentali: 1997 - 1998

Quindici anni fa ascoltavo più musica italiana, poi non so che cos'è successo: non è snobismo, tantomeno esterofilia; forse le opportunità smisurate della rete che hanno aperto scenari un tempo inimmaginabili a livello mondiale. Sta di fatto che tranne poche eccezioni (A Toys Orchestra, Verdena, Vasco Brondi, TARM, Julie's Haircut e poco altro) recentemente non sono riuscito ad appassionarmi più di tanto. 
Nei due anni di cui sopra ecco gli album più ascoltati ed amati: due inglesi + un italiano.

146) Radiohead - Ok Computer







147) Massive Attack - Mezzanine







ITALIANI

148) C.S.I. - Tabula Rasa Elettrificata
Una delle più belle e intense canzoni italiane degli anni '90: Forma e Sostanza.